sabato 17 maggio 2014

La città dei cittadini

Sussidiarietà, decentramento e partecipazione per avvicinare il governo della città ai cittadini
 
 
Le elezioni amministrative si avvicinano e, mai come in questo periodo di crisi della politica, di crisi dei partiti e delle istituzioni, in molti parlano della necessità di favorire la partecipazione dei cittadini schiacciati tra l’incapacità dei partiti tradizionali di attrarre nuovi sostenitori e la sensazione che la cosiddetta “democrazia delegata” stia allontanando sempre di più i cittadini dal governo della cosa pubblica. Questo scenario viene confermato anche delle ultime tornate elettorali che hanno evidenziato una crescente voglia di nuove forme di partecipazione le quali non necessariamente risultano essere le più efficaci e rappresentative della pluralità della società. Ma cosa significa veramente far partecipare i cittadini al governo di una città? Come si può trovare, concretamente, un giusto equilibrio tra democrazia partecipativa e democrazia delegata?

Quando si parla di “avvicinare il governo della città dei cittadini” vale la pena ripartire dal principio di sussidiarietà esplicitato dall'articolo 118 della Costituzione italiana il quale prevede che "Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà". Tale principio viene declinato in due diverse forme non alternative tra loro: verticale ed orizzontale. Mentre quella verticale rimanda ad una ripartizione delle competenze per garantire che gli enti più vicini al cittadino e, quindi, più vicini ai bisogni del territorio, siano messi nelle condizioni di garantire i servizi di prossimità nell’interesse della collettività, quella orizzontale prevede che la cittadinanza, attraverso le sue variegate forme di rappresentanza, abbia la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali ad essa vicine.

Progettando la città del futuro, la città dei cittadini, a Firenze non si può prescindere dal tenere insieme queste due dimensioni. Firenze (che ha visto crescere dagli anni ’70 ad oggi una partecipazione popolare al governo della cosa pubblica) per storia, tradizione e cultura offre una grande opportunità di modernizzazione dove i cittadini si sentano veramente attori protagonisti dello sviluppo della propria città. Una grande opportunità che si intreccia anche con il percorso di riforma istituzionale iniziato nel 2007 e che prevede la trasformazione delle Circoscrizioni in Municipi con l'abolizione delle Province e la nascita nel nostro territorio della città metropolitana.

E quindi da dove partire?

Decentramento e …
Dobbiamo avere il coraggio di ribadire che c’è un bisogno strategico di ritornare ad un reale decentramento amministrativo nella Firenze del domani. Le strutture decentrate sul territorio (che oggi si chiamano Consigli di Quartiere) sono necessarie per garantire la sussidiarietà sia verticale che orizzontale: da un lato permettono di gestire e garantire meglio la qualità dei servizi di prossimità a favore dei cittadini e la pianificazione del territorio, dall’altro permettono al cittadino singolo, o in forma aggregata, di avere un’interlocuzione diretta con l’amministrazione attraverso i suoi organi decentrati. Ma tutto ciò è possibile se, e solo se, il decentramento dalla teoria passa alla pratica e quindi se coincide con un vero decentramento delle deleghe politiche e delle risorse amministrative. Una situazione come quella creata dalla riforma amministrativa del 2010 della “macchina comunale”, voluta dalla Giunta attualmente in carica, ha messo i Consigli di Quartiere in una situazione ibrida di totale inefficacia e non più sostenibile: a fronte di alcune deleghe politiche decentrate, tutto il personale e le risorse economiche sono state concentrate in un vertice unico, creando disfunzioni e frustrazione a danno dei cittadini che vedono sempre meno la possibilità di interloquire direttamente con l’Amministrazione Comunale. Non c’è niente di peggio che chiamare i cittadini a partecipare ai Consigli Aperti per parlare dei problemi del territorio e non avere poi gli strumenti per dare risposte concrete alle richieste dei cittadini stessi. Il decentramento è quindi una condizione necessaria (anche se non sufficiente) per garantire la partecipazione dei cittadini. Al contempo è anche importante non cadere nella facile semplificazione per cui decentramento è sinonimo di partecipazione. Il decentramento può favorire la partecipazione ma non è solo quello, va ben oltre. Se gli organi decentrati funzionano, i cittadini possono partecipare alla progettazione del territorio dove risiedono e ricevere in cambio una migliore qualità ed efficacia dei servizi di prossimità.
 
Ma quanto ci costa?
Qualcuno ha ribadito che il decentramento contribuisce ad aumentare i “costi della politica” e, in quanto tale, dovrebbe essere eliminato. Potremmo addentrarci in un’analisi economica e verificare, ad esempio, che la somma dei gettoni di presenza presi dai consiglieri di quartiere rappresentano un costo veramente irrisorio rispetto al complesso delle spese per attività istituzionali del Comune di Firenze. Inoltre, appurato che il costo dei “politici” eletti negli organi decentrati non incide significativamente nei “costi della politica”, potremmo dimostrare che in qualsiasi forma organizzata di lavoro, sia pubblica che privata, quando il decentramento combina deleghe decisionali con capacità esecutiva ed operativa, esso permette anche una razionalizzazione delle risorse (umane e economiche) e al contempo garantisce una maggior vicinanza ai bisogni del territorio e quindi del cittadino/utente. Si potrebbe prendere l’esempio di un’azienda che apre filiali decentrate, o di una Onlus che si occupa di cooperazione internazionale ed apre uffici nei paesi in cui lavora. Ma forse, più semplicemente, si potrebbe ripartire dalla storia di Firenze che ha visto nascere i consigli di quartiere su spinta popolare negli anni ’70. Insomma, il problema dei costi sembra proprio essere un falso problema. Tuttavia, anche se lo fosse, non dovremmo vergognarci di ribadire che questi costi servono per garantire una migliore efficacia dei servizi di prossimità e una maggiore partecipazione dei cittadini e, in quanto tali, sono anche necessari al buon funzionamento di una amministrazione più vicina ai cittadini. Il rafforzamento del decentramento nell’ottica della città metropolitana rappresenta la naturale evoluzione di quasi 40 anni di storia fiorentina. Non possiamo farci scappare questa opportunità.

… Partecipazione
Il decentramento non è sinonimo di partecipazione ma in qualche modo crea le condizioni per favorirla, anche se di per sé non può garantirla. Qui entriamo su un altro terreno scivoloso. La partecipazione può essere declinata in diverse forme. Può essere intesa come creare degli appuntamenti attraverso i quali si “partecipano” alla cittadinanza decisioni prese altrove (ma in questo caso forse è più corretto chiamarla “comunicazione”), oppure può essere intesa come l’istituzione di percorsi attraverso cui le decisioni vengono prese insieme. Questo presuppone una grande predisposizione all’ascolto e una forte capacità di saper rivedere le proprie scelte in funzione del bene della collettività. Il futuro che vogliamo prevede che i Sindaci, gli Assessori, i Consiglieri si impegnino con grande convinzione in questa direzione, per eliminare quella distanza tra politica e vita reale che rischia di sfiduciare ancora di più i cittadini e minare alla base l'idea stessa di democrazia. Solo così facendo i cittadini si sentiranno attori protagonisti del proprio futuro, contribuiranno attivamente allo sviluppo della città e si attiveranno in prima persona per tutelare il territorio.
 
Questa è la città dei cittadini che mi piacerebbe vedere a Firenze da domani e su cui mi piacerebbe vedere un serio impegno dei prossimi consiglieri comunali e di Quartiere.